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Di editing e scrittura

Ricevo tonnellate di email che mi chiedono come si scrive o come si inizia a scrivere. In tutta sincerità evito quasi sempre di dare risposte molto specifiche perché credo fermamente che ognuno debba trovare il proprio metodo e non copiare quello degli altri. Io, poi, sono l’ultima persona al mondo da prendere a esempio, perché sospetto di avere una metodologia ai limiti dell’assurdo.
Metodologia personale a parte, credo, invece, dopo ben sei libri pubblicati e un settimo in procinto di vedere la luce editoriale, di dover spendere due minuti per parlarvi di quello che serve a rendere i miei libri decisamente migliori di quello che sarebbero di loro: l’editing.

BookEditing
Che uno sia un autore pubblicato da una casa editrice tradizionale o un self, l’editing è una fase imprescindibile del processo di scrittura. Di sotto condivido con voi alcune delle cose che ho imparato sulla mia pelle, libro dopo libro.

  1. Bisogna per forza affidarsi a un’altra persona: da questo non si scappa, nessuno di noi è in grado di fare un editing degno di questo nome al proprio romanzo. Perché l’abbiamo scritto noi, perché siamo coinvolti, perché non siamo obiettivi.
  2. Non bisogna prendersela: pare banale dirlo, ma sento ancora tanti che si lamentano perché l’editor gli ha consigliato questo o quello e loro quasi si offendono. Posto che il romanzo è nostro e sentiamo un particolare attaccamento verso la storia, nel momento dell’editing dobbiamo a tutti i costi troncare il legame morboso con il nostro romanzo e vederlo per quello che è, ovvero qualcosa che ha bisogno di miglioramenti. Parecchi miglioramenti.
  3. L’editing aggiunge poco e toglie molto: bisogna essere psicologicamente preparati al fatto che l’editing è per lo più un momento in cui tagli, tagli, tagli. Nessuno saprà individuare meglio di un’altra persona, non coinvolta emotivamente, quello che è davvero superfluo. Persino nei miei romanzi, in genere molto veloci e poco prolissi, si trova sempre parecchio da tagliare. Ripeto, parecchio.
  4. Se una frase o un passaggio non vi convincono al cento per cento, vuol dire che se ne può benissimo fare a meno: all’inizio mi soffermavo a lungo a pensare a come dire una certa cosa con parole diverse; oggi ho capito che spesso e volentieri certe cose non vale proprio la pena raccontarle. Tagliarle del tutto è quasi sempre la risposta ai miei dubbi.
  5. Tra il troppo e il poco, meglio il poco: questo potrebbe non essere vero per tutti, ma con me funziona.
  6. Se un passaggio annoia voi, annoierà sicuramente il lettore.
  7. Voi non siete i vostri personaggi: pare banale dirlo, ma durante l’editing è necessario tenere distanza dai propri personaggi e cercare di giudicare la storia nel modo più disincantato possibile. Dovete giudicare il comportamento dei vostri personaggi con gli occhi di una persona che legge certe parti per la prima volte. Non giustificate i vostri personaggi. Se qualcosa è demenziale, è demenziale e basta.
  8. Se volete che i vostri dialoghi siano reali, dovete renderli tali: questo è uno dei punti su cui ricevo più domande, ovvero come faccio a scrivere i miei dialoghi. Semplicimente mi immagino di avere sul serio davanti queste persone e di sentirle interagire. Il problema di certi dialoghi è che si sente che sono “scritti” e non “parlati”. L’editing è il momento in cui lavorare a fondo sull’autenticità dei dialoghi.

Questi sono in breve i punti più importanti. Ricordate, distanza emotiva dal testo! Sì, l’avete scritto voi, ma da un certo momento in poi smetterà di essere una cosa vostra e prenderà altre strade!

Io ora torno a occuparmi di Giada e Ariberto. Devo confessarvelo, per il momento pochi editing sono stati divertenti come questo… Speriamo sia un buon segno. 😉

Buon weekend!

18 thoughts on “Di editing e scrittura

    1. E io davvero, davvero non vedo l’ora di farvi leggere “L’importanza di chiamarti amore”! Perché lo so che una madre non dovrebbe avere figli preferiti, ma questo libro è quello che mi ha divertito di più durante la scrittura. Giada si è rivelata un personaggio assolutamente geniale!

        1. Sì, il titolo ve lo conferno: “L’importanza di chiamarti amore”.
          E per una volta nella storia, ha persino una sua ragion d’essere, nel senso che è davvero collegato al testo. 😉

    1. Se ricordo bene, 23 maggio.
      Non so dirti se l’ebook esce prima o meno. E non se nemmeno se il libro sarà presente in anteprima a Torino (probabilmente, se tutto va senza grandi intoppi). Qui viviamo molto alla giornata, haha. 😉

  1. Dal mio punto di vista più che “come scrivere” il problema è farsi notare da qualche casa editrice una volta che hai già qualcosa di scritto. Ho come l’impressione che non leggano proprio quello che gli arriva.

  2. Ciao Anna!
    Ho pensato per un po’ a cosa scrivere come commento a questo post. All’inizio pensavo solo di ringraziarti per i tuoi consigli, perché solo un’esperta come te può essere spassionatamente sincera su cosa vuol dire scrivere e soprattutto ricevere un editing da una persona esterna.
    E ovviamente ti ringrazio; ma volevo anche dirti che mi sento contenta di leggere queste tue parole.
    Io ovviamente non sono una scrittrice. Scrivo solo storie per divertirmi e le pubblico sui siti di fan fiction per avere consigli, opinioni e – perché no? – critiche costruttive, ma ci tengo sempre molto al fatto che siano scritte in maniera corretta e che i personaggi siano sempre coerenti. Questa è davvero una delle cose a cui tengo di più! Quando scrivo penso sempre: “Cosa farebbe questo personaggio con la sua personalità in questa determinata situazione?”. A volte avrei voglia di prenderli a schiaffi io stessa, perché io non farei mai quella determinata azione in quella circostanza, ma… ehi! I personaggi mica sono me!
    E mi affido sempre a tre o quattro amiche diverse, ognuna con personalità diverse, che mi aiuta con gli errori o le divergenze o dandomi consigli se qualcosa non le convince. Insomma, nel mio piccolo metto in pratica le cose che hai detto, i tuoi consigli, e ciò mi rende felice!
    Quindi ancora grazie, Anna, perché non è facile sentir parlare una scrittrice (soprattutto italiana) in maniera obiettiva circa il proprio lavoro; e tu sei sempre esaustiva!

    1. Con il tempo si migliora e si diventa un pizzico più obiettivi nei confronti dei propri testi. Però, anche dopo aver scritto numerosi libri, certe volte mi sfuggono frasi davvero, davvero idiote. Meno male che c’è chi me lo fa notare… con tatto. ;-)))

  3. Sacrosanto… io scriverò solo fan-fiction, ma con la scusa che spesso scrivo in inglese qualcuno che me le editi lo cerco spesso e volentieri. … e mi in cavolo come una bestia quando mi fanno i cambiamenti e tagli 😂

    1. Haha, tagliare è difficile. Specialmente nei primi libri. Ma, se si riesce a essere obiettivi, ci si renderà conto che certi pezzi meritavano davvero di scomparire. 😉

  4. Grazie Anna! Però anche tu col primo libro risparmiasti l’editing professionale: se non rammento male se ne occupò tuo marito (ma forse lui lo fa di professione?).
    Quoto tutto quello che hai scritto in questo post, ma resta comunque dura per i debuttanti investire dai 1500 ai 2000 euro nell’editing di una storia: bisogna essere molto sicuri della propria arte e dell’opera in sé per ipotizzare che valga la pena spendere quei soldi perché ‘tanto il libro andrà a ruba’ e dunque si recupererà la spesa. O no?

    1. Ciao Manuela! Nooooo non intendevo assolutamente l’editing professionale. Serve solo un amico/parente volenteroso che sia un forte lettore e che abbia una buona padronanza della lingua italiana. Haha, mio marito è un ingegnere informatico completamente dedito alla matematica e alla programmazione, ma è un lettore e ha fatto il liceo prima di scegliere un’università molto tecnica. E se ce l’ha fatta lui a editare i miei primi due romanzi, possono farcela tranquillamente anche gli altri. Servono solo tempo e pazienza 😉

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